Corto Maltese

Tango ...y todo a media luz

Tango - Tavola ballo

Corto Maltese: "Tango...y todo a media luz"

Testo e disegni: Hugo Pratt assistito da Guido Fuga

Versioni a colori: Patrizia Zanotti (1998)

1985-86: Rivista "Corto maltese"

1988: Serie di acquerelli per l'edizione in volume

(M) 1985-1986: "Y todo a media luz". Italia, rivista "Corto Maltese", Edizioni Rizzoli Milano Libri, n.21 (1985/06) - n.28 (1986/01), n.30 (1986/03) - n.32 (1986/05); versione in bianco e nero (1 tavola a colori n.27, 1985/12).

(R) 1986: "Y todo a media luz". Francia, rivista "Corto", Casterman, n.11 (1986/12); versione bianco e nero con una tavola a colori.

(M) 1988: Serie di acquerelli per l'edizione in volume (Casterman e Rizzoli Milano Libri).



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Tango - Parda - Acquerello

Una nota musicale vestita di velluto e raso rosso

Hugo Pratt

“Vamos a lo de la Parda”, così urlavano quasi in coro i gagliardi giocatori di rugby del C.A.S.I. (Club Atietico di San Isidro) dopo la penultima bevuta con gli avversari sconfitti del C.U.B.A. (Club Universitario di Buenos Aires), con i genitori, con le sorelle accese per gli sguardi pieni di sottintesi dei compagni di squadra dei fratelli e con i soci anziani del club che spiegavano come ai loro tempi non si sarebbe mai persa quest’ultima meta.

“Vamos a lo de la Parda”, era il segnale che una gran parte della gioventù sportiva del C.A.S.I. e del C.U.B.A. avrebbe disertato il bar del “San Isidro” per andare a far visita a “La Parda”, un altro tipo di club molto più stimolante degli altri. Non ricordo se era l’estate del ‘49 oppure del ‘50 che in Argentina cade in dicembre, ma ricordo perfettamente la ragazza che in un angolo di quel locale era incaricata di girare la manovella cli un vecchio grammofono “His Master’s Voice”. Era una bellissima bruna con delle gambe che stimolavano l’immaginazione non solo degli adolescenti ma anche dei vecchi dagli occhi golosi. Quasi sicuramente è stata quella ragazza ad anticipare la micro-mini-skirt di Mary Quant in Inghilterra. La sua sottana era anche un po’ kiki, ovvero molto attillata tanto che per fare certi movimenti doveva il più delle volte tirarsela su con un certo sforzo, mettendo in mostra una splendida culotte bianca che in parte le spariva tra le natiche.

Tango - Tavola

In un primo momento riusciva difficile spiegarsi il perché di un fonografo così vetusto per ascoltare dei logori settantotto giri in uni locale anni Cinquanta quando già i pick-ups elettrici (adp) a cristalli stavano passando di moda. Lo si capiva solamente quando si ammirava lo sballottamento delle tette della “victrolera” ovvero la ragazza del grammofono a tromba quando menava la leva del caricamento. La padrona del locale era anch’essa una giovane e splendida rappresentante del mestizaje italo-paraguayano: color cannella e miele bruciato la pelle, e mairrone scuro come due cioccolatini Suchard taglio obliquo gli occhi. Bella anzi bellissima con le mutandine bianche anche lei. Era questa una delle pardas che nel linguaggio potribolero e tangoso significa: india provinciana che non vuole dire provinciale m piutosto pelle color mate, pantera o giaguaro e “sdraia creola”. Insomma occhi seducenti, pelle profumata, denti sani e idee calde. I giovanotti andavano nelle toilettes e ne uscivano con i capelli inbrillantinati perché faceva parte dell’abbigliamento con lo smoking bianco, giacca taglio lungo incrociato doppio petto e cravatta nera. La Parda era uno dei ritrovi allora di moda per lo scontro “macho-hembra” o maschio-femmina se preferite. La bibita: gin tonic, cuba libre, beer sangaree o black-thorn irish e per le compagne di giochi black velvet oppure champagne con la “c” dura al posto della “s” strascicata francese e l’accento sulla seconda “a” come il suono in una bottiglia stappata. E la musica? Tango-hesitation. Quando si parla di tango si devono considerare più cose: le origini, il periodo storico, la geografia e la topografia, le femmine, il biliardo e le scommesse sui cavalli.

L’origine

La parola tango è nata prima del ballo in questione. Nel secolo scorso si parlò e si scrisse del tango in tre maniere diverse: come di un ballo degli schiavi negri chiamato anche tambo, perché accompagnato dal ritmo di un tamburo; il tango spagnolo andaluso che si ritrova nelle “zarzuelas”, l’operetta o commedia musicale (la revoltosa, la verbena della paloma) e infine il tango del Rio de la Plata nel 1890.

Le prime espressioni musicali del tango sono anche figlie della habanera cubana e della milonga criolla (Gabino Ezeiza e Santillan). L’altro apporto venne con la massiccia presenza della nuova immigrazione italiana che, superato il rifiuto xenofobo, finisce per amalgamarsi con l’elemento indigeno creolo dando vita a una nuova cultura musicale urbana (canzonetta italiana). Qualcuno parlò anche di “java musette” francese, ma non si è certi.

Il periodo storico

Il 1880-1890 è il decennio che dividerà l’Argentina arcaica da quella moderna. Tutto cambia da quel momento: l’aspetto della città, la maniera di parlare, gli spettacoli, la moda e perfino il modo di mangiare e di fare all’amore con le nuove posizioni (la senegalesa, la conca fiorentina e l’andirivieni ligure). Buenos Aires assomiglia senmpre di più a Parigi grazie all’Haussmann argentino, l’intendente Alvear. Il nuovo ballo supera in quest’epoca la tolleranza superficiale dell’elemento indigeno creolo-porteno e tradizionalista per bussare ai cancelli della classe media.

Tango - Corto 1924 - Acquerello

La geografia e la topografia

Il tango, abbiamo visto, ha varie matrici: afro-americane cubano-spagnola, andalusa-creola, italiana-francese. Tutto sommato, ricorda l’immagine geografica di qualche cosa o di qualcuno trafitto da meridiani e paralleli (A. Ongaro - N. Vascon: “La nostra vita per il tango”). Come topografia invece bisogna frequentare gli itinerari dei marinai, militari, operai, artigiani, sfaccendati e tutta una società di uomini soli che si riversava nei lupanari e nelle sale da ballo in cerca di speranze e distrazioni. Nelle spelonche del porto rio platense questi uomini giovani, emarginati e in continuo conflitto nell’ambiente creolo-immigratorio, si legavano obbligatoriamente a quella gente di “vita” tanto ben descritta dallo scrittore argentino Jorge Luìs Borges (“El hombre de la esquina rosada”). Perciò, ruffiani, emigranti, maquereaux, guardie e ladri, celestine puttane e parde sono la faunesca cornice che inquadra l’avventuroso ambiente del tango con il suo tema preferito: amore, tradimento e morte.

Tango Chubut 1903 - Acquerello

Il biliardo

Il tappeto verde, la goriziana furlana e italiana internazionale insieme ai grandi Nestor Gomez di allora sono stati più volte tema per tango. In uno di questi si racconta di una sfida tra due formidabili giocatori per aggiudicarsi i favori di una parda che prima del gran finale se la “spiantò” con un marinaio di passaggio.

Le femmine

Non credo ci sia bisogno di dire molto, le femmine ci sono e basta. Sono bellissime, sempre e comunque sia. Logicamente si parla di quelle che non si vergognano di esserlo. La mischiata afroispanoindiogiudeorussoitalotedescoturcofranceseanglogallese ha dato un risultato splendido. La donna argentina è sicuramente una tre le più belle del mondo e il tango l’accompagna complice nel suo deambulare ozioso davanti ai negozi alla moda di calle Florida.

Le scommesse e i cavalli

Il più famoso tra i cantanti di tango, Carlos Gardel, prestò la sua voce per popolarizzare il famoso tango “Leguisamo solo” di Modesto H. Papavero dedicato a Ireneo Leguisamo, jockey di fama internazionale e vero fuoriserie del turf mondiale Altro tango famoso fu l’ “86” dedicato a un altro famoso jockey, Domingo Torterolo, che nel 1910 vinse per 1’appunto ottantasei corse. Ma anche gli aristocratici quadrupedi hanno avuto il loro tango: Oro Viejo, Royal Hope, Yatasto e altri.

Da quel lontano fine secolo XIX a oggi ne è passato del tempo, e quella danza popolare, due per quattro e più tardi quattro per otto, la si riballa nelle grandi feste di club privati e molto esclusivi. Gli strumenti sono gli stessi: la chitarra, il mandolino, il violino, l’oboe e l’immancabile bandoneòn per accompagnare la voce di Susanita Rinaldi. Ma Susanita Rinaldi è un fatto mio personale.

E’ doveroso ricordare: Paquita Bernardo, Linda Thelma, Pepita Avellaneda, Sofia Bozan, Dora Davis, Azucena Maizani, Libertad Lamarque, Mercedes Simone, Tita Merrello, Amelita Baltar e tante altre. Per le orchestre ricorderemo: Arola, Canaro, D’Arienzo Pugliese, Troilo, Discepolo e Piazzolla. Per i cantanti: ce ne sono molti e bravi ma per nominarli tutti ci vorrebbe la pazienza di Costantino Sobrino che ha scritto un manuale enciclopedico sul tango. Limitiamoci a nominarne solamente uno, il più grande: Carlitos Gardel.

Ultimamente a molti anni di distanza da quel giorno quando con gli atleti del C.A.S.I. andammo a far visita a “La Parda” sono entrato con il collega Lele Vianello nello stesso locale in calle 25 de Mayo y Viamonte. Il posto non era cambiato molto e c’era ancora la vecchia vietrola ma non la Parda di allora. Il locale era vuoto e la ragazza che ci servì le due birre era ossigenata e fasciata da un paio di logori blue-jeans. Per rallegrare la malinconica atmosfera piazzò un disco sul vecchio fonografo che risultò essere elettrico. La musica e la voce erano di Stevie Wonder.

Fonte: Hugo Pratt; prefazione al volume "Tango", Lizard Edizioni, 1998.